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Acido folico nella prevenzione dell’aborto spontaneo

Acido folico nella prevenzione dell’aborto spontaneo

Assumere acido folico prima di restare incinta aiuta a prevenire alcuni difetti di nascita, ma la ricerca suggerisce anche che tale assunzione può abbassare il rischio di aborti spontanei.

Se nel caso dei DTN l’assunzione di acido folico fornisce un vantaggio sicuro, nel secondo caso si tratta di vantaggi possibili, ovvero la riduzione del rischio di altre malformazioni come le cardiopatie congenite e di esiti avversi della gravidanza, tra i quali l’aborto spontaneo ricorrente, il ritardo di crescita intrauterina e la prematurità.

In uno studio, pubblicato già nel 2002 nel Journal of the American Medical Association e condotto da ricercatori dell'Istituto Karolinka svedese in collaborazione con l'Istituto nazionale di salute e servizi umani degli Stati Uniti (NICHD), le donne con livelli di folato insufficiente avevano il 50% di probabilità in più di avere un aborto spontaneo, mentre quelle con elevati livelli di folato non correvano questo maggior rischio. Ecco perché studi come questo hanno portato gli americani a seguire la strada della fortificazione obbligatoria di alcuni alimenti per prevenire tutti i rischi della sua carenza.

Ancora nel 1998, l’FDA americano ha iniziato a richiedere ad alcune industrie alimentari di fortificare certi prodotti a base di grano con acido folico. Molti cereali da colazione, riso, pasta e molti tipi di pane sono ora un’eccellente fonte di questa vitamina, così come lo sono i fagioli, le verdure a foglia verde e gli agrumi. Da quel momento in poi il numero di bambini nati con la spina bifida negli USA è stato ridotto di un terzo, secondo i dati del CDC.

In Italia, ricordiamo che la fortificazione è facoltativa, dunque si può sopperire il basso livello di folati in gravidanza attraverso la supplementazione vitaminica con acido folico.

L’acido folico, forma sintetica dei folati, è una vitamina essenziale nella crescita cellulare e nello sviluppo degli embrioni. Le donne che assumono almeno 400 microgrammi di questa vitamina attraverso la dieta alimentare a partire da un mese prima del concepimento e per tutto il primo trimestre di gravidanza possono ridurre il rischio di difetti del tubo neurale del loro bebè del 50%. Tra questi difetti citiamo la spina bifida e l’anencefalia, condizione in cui il cervello non si sviluppa.

La carenza di folati è stata anche associata al distacco di placenta in gravidanza, ipertensione gravidica e basso afflusso di sangue alla placenta. Questi effetti potrebbero essere in parte responsabili dell’aumentato rischio di aborto spontaneo.

In uno studio del 2016 apparso su Fertility and Sterility e condotto dal National Institute of Child Health and Human Development americano, si è osservato che il rischio di perdita fetale diminuisce se nel periodo preconcezionale da qualche settimana prima a qualche settimana dopo il concepimento la donna assume un integratore multivitaminico. Lo studio metteva in rapporto lo stile di vita di entrambi genitori, in particolare l’assunzione di caffeina, e il rischio di aborto.

Secondo gli esperti è ragionevole pensare che l’effetto sia dovuto soprattutto a sostanze come acido folico, vitamine del gruppo B in generale e vitamina D. Del resto, sempre più donne sono carenti di queste sostanze, per via di diete e stili di vita che non garantiscono apporti sufficienti.

Infatti, la difficoltà maggiore per una donna sta proprio nel sapere se sta assumendo abbastanza folati esclusivamente dall’alimentazione. O invece c’è bisogno di supplementarli.

Molte gravidanze non sono programmate, così è importante per le donne in età fertile assumere abbastanza folati. In Italia questo è possibile attraverso l’assunzione giornaliera di un integratore multivitaminico o di vitamine del gruppo B o di un supplemento con solo acido folico per le donne che sono alla ricerca di una gravidanza.

FONTI: Partecipasalute.it; Oggiscienza.it

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