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Parto in casa per paura del contagio del coronavirus? Occorre considerare prima tutti gli altri rischi.

Parto in casa per paura del contagio del coronavirus? Occorre considerare prima tutti gli altri rischi.

La gravidanza è spesso un periodo di grande ansia, anche quando non è in corso una pandemia globale.

Le immagini sui media degli ospedali pieni e gli articoli e i post contrastanti che ci bombardano ogni giorno su internet e i social network, rendono difficile restare distaccate. È quasi impossibile non avere paura di prendere il Covid-19. Per molte donne in gravidanza, l’idea del parto in ospedale viene associata a quella di prendersi il virus.

Ecco perché in molte gestanti si sta diffondendo sempre di più l’intenzione di partorire in casa per evitare il più possibile il contagio in ospedale.

Tuttavia, secondo la maggior parte dei ginecologi e degli ostetrici, il parto in casa non può essere la soluzione. Il parto in ospedale è ancora oggi il modo di partorire più sicuro per la donna e il suo bambino rispetto ad un parto in casa.

Bisogna, infatti, considerare che le complicazioni del travaglio, potenzialmente letali come l'emorragia e la preeclampsia, non smetteranno di verificarsi solo perché c'è una pandemia in corso ed è molto più probabile che accadano rispetto alla morte per Covid-19. Inoltre, pensiamo che proprio in questo momento tutti coloro che lavorano nelle sale travaglio e parto sono in massima allerta e prendono tutte le precauzioni possibili per evitare il contagio del virus.

Ci sono stati, infine, casi clinici di donne i cui sintomi Covid-19 si presentavano mentre erano già in travaglio (non erano state contagiate in ospedale ma erano state inconsapevolmente infettate giorni prima), donne che quindi necessitavano di cure intensive poco dopo la nascita. Avere la sicurezza di essere in un ospedale, in tutti questi casi, significa confidare in un’equipe di professionisti in grado di affrontare qualunque problema e complicazione.

Ecco perché l’ospedale è ancora l’opzione più sicura per partorire.

Secondo una statistica statunitense, sebbene sia vero che le madri con parto domiciliare programmato abbiano meno probabilità di sottoporsi ad interventi come episiotomia o taglio cesareo, i bambini nati durante il parto domiciliare programmato hanno il doppio delle probabilità di morire nel primo mese di vita e tre volte più probabilità di avere danni cerebrali permanenti rispetto ai bambini nati in ospedale. Tra l’altro, in questi tempi, è anche difficile trovare personale ostetrico qualificato disposto ad assistere la donna nel parto in casa. Ma questa è una situazione che varia da paese a paese. Ad esempio, in Olanda il 13% delle donne partorisce in casa, ma il tipo di assistenza domiciliare fornito risponde ad elevati standard.

Negli Stati Uniti invece il 10% dei parti in casa finiscono per essere trasferiti in ospedale durante il travaglio. Per le mamme che partoriscono per la prima volta, il tasso di trasferimento raggiunge il 23% e per le donne che hanno avuto precedenti parti vaginali il tasso è dell'8%.

Poiché le ambulanze e i pronto soccorso stanno subendo il peso maggiore della pandemia, in questo momento raggiungere rapidamente l'ospedale potrebbe essere una sfida da non intraprendere. In Italia, la tendenza dei parti in casa durante la pandemia è in crescita oltre lo 0,1 % dato statistico in tempo normale.

La Società Italiana di Neonatologia (SIN) ribadisce la sua posizione contraria in occasione della Giornata Mondiale del Parto a domicilio, il 6 giugno: “I dati della letteratura scientifica dimostrano come il parto a domicilio comporti un aumentato rischio di mortalità e morbilità materna e neonatale, perché a casa non è possibile controllare adeguatamente parametri clinici e strumentali e, in caso di emergenza, è più complicato intervenire tempestivamente”.

In conclusione, se state prendendo in considerazione il parto in casa per paura di contrarre il COVID-19, è il caso di considerare attentamente tutti i pro e i contro e affrontare con il vostro medico i vari fattori di rischio specifici, in modo da valutare ciò che è più sicuro per voi e il vostro bambino.

Fonti:

  • Sin-neonatologia.it
  • WebMd.com
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