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Cosa significa parlare di “biodisponibilità” e “bioefficacia” di folati e acido folico?

Cosa significa parlare di “biodisponibilità” e “bioefficacia” di folati e acido folico?

Che cosa vuol dire “biodisponibilità” di un alimento? 

Per biodisponibilità di un nutriente si intende la quantità dello stesso che l’organismo è in grado di assorbire e utilizzare. 

Come riporta l’ISS, in un articolo pubblicato sul suo sito di epidemiologia, Epicentro, la biodisponibilità è definita come «la frazione di un nutriente disponibile all’assorbimento intestinale in normali stati fisiologici».  

Questo concetto di biodisponibilità è esteso anche a definire quello di “bioefficacia”, intesa come «la frazione di un nutriente che ha un effetto positivo su uno o più parametri funzionali» e quello di “bioaccessibilità” intesa come “la quota di un nutriente rilasciata dalla matrice alimentare e disponibile all’assorbimento”. 

In altre parole, possiamo affermare che è importante stabilire la quantità di un nutriente in un alimento e dunque la sua biodisponibilità. Ma è altrettanto importante valutare gli effetti di questo nutriente sugli indicatori biochimici e fisiologici e sulla salute in generale. E, infine, conoscere quali sono le interazioni del nutriente con gli alimenti e gli altri suoi componenti. 

La biodisponibilità è influenzata da vari fattori dell’organismo come l’età, il sesso, lo stato fisiologico, lo stato di salute, la microflora intestinale, la masticazione, ma anche da fattori esterni, come la struttura chimica di un alimento, la composizione del pasto, la cottura, lo sminuzzamento, l’omogenizzazione. 

In generale, la biodisponibilità dei macronutrienti (carboidrati, lipidi e proteine) è intorno al 90%, mentre è inferiore per i micronutrienti come i minerali e le vitamine. 

Biodisponibilità e bioefficacia dei folati e dell’acido folico

Anche se frequentemente “acido folico” e “folati” sono usati come sinonimi, i due termini vanno distinti. 

Mentre il folato è la vitamina nella sua forma essenziale e naturale, presente negli alimenti (sottoforma di poliglutammato dell’acido tetraidrofolico), l'acido folico (acido monopteroliglutammico) è la forma sintetica dei folati, la forma ossidata della vitamina, che si trova nei formulati vitaminici e negli alimenti fortificati e arricchiti con vitamine. Approfondisci qui.

La distinzione e il corretto uso dei due termini è necessaria ai fini di stabilire la diversa biodisponibilità del composto sintetico e dei folati naturali, e quindi dei diversi effetti sulla salute dell’uomo. 

Se parliamo dei folati presenti nei cibi, gli studi riportano dati discordanti sulla loro biodisponibilità e bioefficacia, in quanto sono molti i fattori che le influenzano, come il legame dei folati con le proteine e gli amidi, la presenza nella dieta di sostanze che inibiscono l’attività di assorbimento intestinale e, non ultime, la modalità di preparazione degli alimenti, come una cottura molto lunga. 

Inoltre, la biodisponibilità dipende da fattori individuali come il metabolismo, gli stati fisiologici dell’organismo e il genotipo. 

Gli studi dello scorso secolo hanno confrontato la biodisponibilità e la bioefficacia dei folati presenti naturalmente negli alimenti con quella dell’acido folico sintetico presente nei supplementi e negli alimenti fortificati. 

Una revisione del 1998 dell’Institute of Medicine statunitense ha affermato che la biodisponibilità dei folati provenienti da fonti alimentari poteva essere stimata pari al 50% rispetto a quella dell’acido folico sintetico dei supplementi.
Per quanto riguarda l’acido folico aggiunto negli alimenti fortificati la biodisponibilità era pari all’85% del supplemento vitaminico.  

Gli studi concludevano che la biodisponibilità dell’acido folico presente negli integratori vitaminici era pari al 100%. 

Le nuove evidenze scientifiche dopo il 2000

Le nuove evidenze scientifiche basate su trial clinici a lungo termine hanno mostrato che una dieta ricca di cibi che contengono folati, come frutta e verdura, è in grado di migliorare lo stato nutrizionale, nonché di aumentare i livelli di folati nel plasma.  

Una dieta alimentare ricca di folati può quindi contribuire a ridurre i livelli elevati di omocisteina, e di conseguenza il rischio cardiovascolare, con la stessa efficacia dell’acido folico sintetico. 

Le popolazioni che seguono una dieta mediterranea ricca di folati presentano anche una ridotta incidenza di difetti del tubo neurale. 

Riassumendo, i benefici di una dieta ricca di folati si estendono a tutto l’organismo; ad esempio, l’aumento del consumo di verdura e frutta, fonti di fibre e polifenoli, contribuisce anche alla riduzione dell’incidenza delle malattie a carattere cronico-degenerativo, come i tumori e le patologie del sistema cardiovascolare. 

Che cosa dicono i nuovi LARN riferiti alla popolazione italiana?

I LARN (Livelli di riferimento di energia e nutrienti per la popolazione italiana) esprimono i livelli di folati in “folati totali”, equiparando i folati naturalmente presenti negli alimenti con l’acido folico sintetico presente nei supplementi, senza attribuire un livello di efficacia maggiore ad uno o agli altri, inclusi gli alimenti fortificati. 

Secondo i LARN, i folati rappresentano una delle poche carenze vitaminiche ancora presenti nella popolazione italiana: il livello medio di assunzione stimato per la popolazione adulta è pari a 341 μg/person/die (LARN, 2014). 

L’obiettivo generale è di spingere la popolazione ad aumentare l’assunzione media globale dei folati, aumentando il consumo di fonti naturali. L’uso dei supplementi vitaminici viene invece riservato a condizioni fisiologiche particolari come la gravidanza, che richiede un fabbisogno di folati, difficilmente raggiungibile solo con la dieta alimentare, e quindi da integrare con supplementi vitaminici a base di acido folico. 

Quantità di folati in grammi in porzioni di alimenti pesati a crudo

Biodisponibilità

(Fonte: ISS, Epicentro, dati Ruggeri et al., 2016 in press).

Fonti: 

  • https://www.epicentro.iss.it/acido-folico/Biodisponibilita  
  • https://www.idoctors.it/articolo/biodisponibilit/467/8  
  • http://www.sefap.it/servizi_letteraturacardio_200612/ISS_registro_malattierare_200611.pdf  
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