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Ostetrica di Famiglia e Comunità: un deterrente alla violenza domestica e un valido aiuto alle neomamme

Ostetrica di Famiglia e Comunità: un deterrente alla violenza domestica e un valido aiuto alle neomamme

Negli ultimi tempi si parla spesso dell’Ostetrica di famiglia e di comunità, figura in merito alla quale alla Camera è stata recentemente depositata una proposta di legge. Non è la prima volta che in Italia si parla di questa figura professionale, dato che già nel 2021 era stata avanzata in Parlamento una proposta per la sua istituzione.

L’Ostetrica di Famiglia e di Comunità è una professionista sanitaria laureata che, a seguito anche di una specifica formazione post-laurea, può operare in diversi contesti territoriali e in tutti gli ambiti di promozione e tutela globale della salute femminile.

Questa figura è vista come un deterrente contro la violenza domestica, sempre più in crescita in Italia per le donne in gravidanza. Ma è vista anche come uno strumento per potenziare i servizi territoriali grazie ai fondi del PNRR e per frenare la denatalità e la crescita zero.

Silvia Vaccari, presidente delle ostetriche Fnopo, commenta il fatto su Quotidiano Sanità e sostiene l’istituzione dell’Ostetrica di famiglia e di comunità con la finalità di “promuovere la centralità del ruolo e della salute della donna nei sistemi familiari e sociali”.

L’Ostetrica di Famiglia e di Comunità si occupa di assistenza alla donna durante tutto il suo ciclo vitale, dalla pubertà alla menopausa, in collaborazione con il medico di famiglia o il pediatra di libera scelta, operando possibilmente al loro fianco in un’area ben definita quale un quartiere di una grande città, un paese o una piccola comunità.

I principali suoi compiti sono:

  • condurre analisi finalizzate all’individuazione dei bisogni della popolazione femminile e dei fattori di rischio sociosanitari;
  • accompagnare la donna e la famiglia nel loro progetto di salute, di genitorialità e di vita, nell’ottica della prevenzione e dell’individuazione di malattie o situazioni di rischio sanitario e sociale;
  • prestare cure post-natali a sostegno della neomamma e in caso di patologie indirizzarla tempestivamente verso gli specialisti.
  • recarsi a casa delle neomamme (home visiting) diventando una figura essenziale nel riconoscere situazioni di violenza domestica o di fragilità psico-sociale.
Fonte: https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=118890
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