Un recente studio mostra come la presenza del diabete gestazionale possa alterare le capacità cognitive dei bambini e anche delle generazioni successive.
La scoperta è opera di un gruppo di ricerca italiano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs ed è stata pubblicata sulla rivista “Nature Communications”.
I risultati hanno mostrato che il diabete gestazionale può compromettere le funzioni cognitive, per esempio la capacità di apprendimento e memoria, non solo del nascituro ma anche delle generazioni successive.
Finora, gli studi sugli effetti delle malattie metaboliche sulla salute del cervello si sono concentrati solo sui pazienti stessi e non sulle mamme.
I test sono stati effettuati su modelli animali di diabete gestazionale grazie ai quali i ricercatori hanno potuto stabilire che i cuccioli delle femmine con diabete in gravidanza avevano ridotte capacità di apprendimento e memoria, stessa condizione che ha riguardato poi i figli dei figli e le generazioni successive. In sostanza, dicono gli esperti, il diabete in gravidanza lascia un segno nel DNA delle generazioni successive fino a coinvolgere nipoti e pronipoti.
Gli autori dello studio hanno spiegato che l’alterazione delle funzioni cognitive a partire dai geni è causata dalla carenza nel cervello di un fattore di crescita e sviluppo chiamato BDNF. Se infatti si ripristinano nel cervello adeguate concentrazioni di BDNF, le cavie recuperano il deficit cognitivo.
Infine, questa ricerca sottolinea una scoperta positiva in quanto i risultati mostrano che la condizione di deficit cognitivo può essere cancellata adottando un corretto stile di vita. In particolare, l’esercizio fisico e l’allenamento mentale possono correggere il danno cognitivo, ripristinando le performance e interrompendo la trasmissione dello stesso alle generazioni successive.
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