I dati globali sulla prematurità infantile riportano che ogni anno 15 milioni di bambini (più di uno ogni 10 nati) nascono prematuri, ossia prima delle 37 settimane di età gestazionale.
In Italia questo dato è di 30.000 neonati prematuri all’anno, pari al 7% delle nascite.
La Sinpia, Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza, in occasione della Giornata Mondiale della Prematurità lo scorso novembre, ha evidenziato che circa 1 bambino su 2 nato gravemente pretermine è a rischio di sviluppare un disturbo del neurosviluppo anche lieve.
Aumenta infatti per questi bambini il rischio di problemi cognitivi ed emotivi, come disturbi dell’apprendimento, deficit delle funzioni esecutive e dell’attenzione, iperattività e problematiche emotive in età scolare.
Secondo Sinpia, in età scolare i punteggi di QI, anche se nei limiti della norma, possono essere mediamente inferiori di circa 11-15 punti standard rispetto a quelli nati a termine di pari età.
Sono quindi necessari interventi precoci e controlli periodici per diminuire il rischio di disturbi del neurosviluppo infantile.
Anche la Sin (Società Italiana Neonatologia) afferma che le cure e il sostegno alla famiglia del neonato pretermine non possono terminare al momento della dimissione dall'ospedale, ma devono necessariamente continuare nel tempo, almeno fino ai 6 anni di vita.
Raccomandazioni e consigli per l’assistenza dei bambini nati prima della 32a settimana di gravidanza si trovano nel manuale operativo e scientifico della Sin, intitolato "Il Follow-Up del neonato pretermine. I primi sei anni di vita". Il volume è il frutto della collaborazione anche con la Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile, l’Istituto Superiore di Sanità e l'Associazione dei Genitori Vivere Onlus, e mira a migliorare i servizi di follow-up e di intervento, fornendo strumenti condivisi per la valutazione dello sviluppo dei neonati pretermine, basati sulle evidenze più recenti.