Uno studio dell'Università di Oslo, presentato al Congresso virtuale della European Respiratory Society, ha mostrato che fare attività fisica in gravidanza fa bene sia alle madri che ai bambini ed è benefico anche per la loro salute polmonare.
La ricerca è stata condotta su un campione di 814 bimbi sani e le loro mamme, facenti parte di un gruppo più ampio in uno studio denominato Preventing Atopic Dermatitis and ALLergies in Children (PreventADALL), svoltosi tra dicembre 2014 e ottobre 2016.
Le future mamme sono state valutate attraverso la compilazione di questionari rispettivamente nelle settimane 18 e 34 di gravidanza. Le domande vertevano sulla salute, lo stile di vita, l'alimentazione e altri fattori socioeconomici.
Inoltre, vi erano domande specifiche sull’esercizio fisico: le donne dovevano riferire la frequenza e la durata della loro attività fisica, nonché l’intensità dell’esercizio.
Sulla base delle loro risposte, sono state classificate come inattive, abbastanza attive o molto attive.
Le misurazioni della funzione polmonare sono state invece eseguite quando i bambini avevano circa tre mesi e sono state effettuate prendendo come riferimento la respirazione normale nel momento in cui i piccoli erano calmi e svegli. La misurazione è stata fatta tenendo una maschera facciale sul naso e sulla bocca del bambino, registrando il flusso e il volume di aria inspirata ed espirata. La maschera è stata attaccata all'attrezzatura di misurazione e sono stati registrati quanti più respiri possibili.
Nella ricerca presentata al Congresso, la dott.ssa Hrefna Katrin Gudmundsdottir, pediatra e studente di dottorato presso l'Università di Oslo, ha quindi mostrato per la prima volta un legame tra una funzione polmonare più bassa nei bambini nati da madri fisicamente inattive rispetto a quelli nati da madri attive.
Nei 290 bambini di madri inattive, l'8,6% (25) era nel gruppo con la funzione polmonare più bassa. La funzione polmonare media era leggermente più alta tra i bambini di madri attive rispetto a madri inattive.
“Tuttavia, potrebbero esserci fattori che influenzano sia l'attività fisica materna che la funzione polmonare nella prole di cui non abbiamo tenuto conto e che potrebbero influenzare i risultati e quindi sono necessarie ulteriori ricerche", ha commentato la ricercatrice.
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